Privacy Policy Lettera aperta - la terra sotto i piedi

Lettera aperta

Torno a scrivere sulla salute della terra in cui viviamo.
Negli ultimi anni mi sono occupata delle api degli alveari dell’azienda agricola di mio fratello e di quelli del mio progetto La Terra Sotto i Piedi, facendo, nei casi problematici, le dovute segnalazioni in tutti gli ambiti che ho ritenuto appropriati.
In primo luogo, ho comunicato al servizio veterinario della mia ASL i casi di spopolamento e di mortalità da avvelenamento verificatisi nei miei alveari. Questo è un dovere di ogni apicoltore, nonostante non siano previste forme di rimborso per gli ammanchi di api che nella stagione produttiva vanno, come nel mio caso, dal 30 al 60 per cento.
In secondo luogo, ho informato gli amministratori locali della necessità di salvaguardare la salute delle api in un territorio di agricoltura intensiva come il nostro. Ho fatto ciò, nel 2015, attraverso una comunicazione ai Comuni di Monzambano, Ponti sul Mincio, Volta mantovana e Cavriana esprimendo la volontà di monitorare il territorio attraverso la presenza delle api con il duplice scopo di verificare il loro stato di salute e di informare la popolazione. Nel 2016, ho ripresentato il mio progetto ai Comuni di Monzambano e Ponti sul Mincio, indirizzando ai sindaci e a tutti i consiglieri una lettera in cui chiedevo il loro sostegno, anche in rispetto alle normative ormai in funzione in materia di uso sostenibile dei prodotti fitosanitari a tutela degli utilizzatori professionali, della popolazione interessata, dell’ambiente acquatico, delle acque potabili ecc. (Si può leggere la documentazione sul sito www.laterrasottoipiedi.it. Qui anche la lettera indirizzata ai medici di base di Monzambano).
L’anno scorso ho avuto alcuni importanti risultati. A Ponti sul Mincio, con l’aiuto diretto del sindaco e di alcuni miei sostenitori, ho collocato dieci alveari nell’area comunale dell’acquedotto, li ho visitati a scadenza settimanale per verificarne la salute e li ho fatti visitare ai bambini e ai ragazzi del Grest estivo. Questo monitoraggio ha evidenziato quanto già avevo osservato in questi ultimi anni: il numero delle api precipita in concomitanza di alcuni trattamenti sulle colture agricole nei mesi tardoprimaverili ed estivi e le api che non scompaiono mostrano maggior sensibilità a virus e acariosi. Le api delle dieci arnie, collocate a Ponti nel mese di maggio in buone condizioni, a fine settembre erano tutte morte in tre casse, in due erano in condizioni tali da non superare l’inverno e le api delle altre cinque arnie, fortemente ridotte nel numero, erano in grave carenza di scorte di miele, ovvero avevano bisogno di essere nutrite artificialmente per consentire loro un invernamento accettabile. Molto positivo e promettente è stato l’interesse dei bambini e dei ragazzi dimostrato nei momenti formativi del Grest.
Positivo è stato anche l’incontro che si è svolto a ottobre 2016 presso la sala consiliare di Monzambano, il primo di questo tipo che io sappia, per affrontare il problema dei trattamenti effettuati sulle coltivazioni di mais. L’incontro è stato voluto dall’Amministrazione in seguito alle segnalazioni di cittadini colpiti da intossicazione e alla mia segnalazione risalente al luglio (si veda sempre: www.laterrasottoipiedi.it) di trattamenti su mais che stavano avvenendo in piena fioritura (i trattamenti insetticidi sono proibiti su tutte le colture in fiore per rispettare gli insetti impollinatori). Importante la presenza delle associazioni di categoria Cia, Coldiretti, Confagricoltura.
Infine, è rincuorante la maggiore attenzione dei contadini nel confronto del problema della morte delle api. E qui il discorso da pubblico si fa privato e, per la mia sensibilità umana, drammatico.
Il problema della morte delle api è lo specchio di una natura malata, di interi ecosistemi a rischio in forte misura a causa del modello di agricoltura intensiva perpetuato negli ultimi decenni. Il problema che ha la maschera di un ambiente in ginocchio, sempre più inquinato e povero di biodiversità, ha il volto degli interessi economici del singolo apicoltore e del singolo agricoltore e poi dei consorzi agricoli e delle aziende multinazionali di prodotti fitosanitari e degli enti preposti al controllo. Ci sono gli interessi degli operatori nell’agro-turismo che non vedono che il modello della virtuosa e sana vita di campagna è molto spesso un fantoccio malsano. Ci sono gli interessi, si spera solo elettorali, degli amministratori comunali, provinciali, regionali e così via: perché l’agricoltura è prima di tutto denaro, e quindi potere.
Se parlo di interessi è perché non posso pensare che chi si occupa di questo settore non sappia quali sono i problemi ambientali legati alla chimica in agricoltura.
Torno quindi a scrivere sulla salute della terra in cui viviamo, perché la terra in cui viviamo ha un problema di salute ambientale. Se serve, rimando a un dato esemplificativo, quello dei valori di inquinamento chimico delle risorse idriche della Lombardia, e ricordo, ma non serve perché lo vediamo nelle nostre case, la presenza di tumori nella nostra zona.
Per la nostra sopravvivenza dobbiamo mettere al primo posto la salute dell’ambiente sempre, in ogni scelta, a tutti i livelli.
Dobbiamo cominciare a pensarci. Con volontà e onestà.